MICHELE RIONDINO OSPITE IN SALA, IN DUE SPETTACOLI, PER PRESENTARE IL SUO ESORDIO ALLA REGIA, «PALAZZINA LAF»

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MICHELE RIONDINO OSPITE IN SALA, IN DUE SPETTACOLI, PER PRESENTARE IL SUO ESORDIO ALLA REGIA, «PALAZZINA LAF».
Venerdì 24 novembre
 
Multicinema Galleria – Bari
Venerdì 24 novembre, al Multicinema Galleria di BariMichele Riondino interverrà in due spettacoli, per presentare e discutere col pubblico del suo film d’esordio come regista, «Palazzina Laf». Il regista e attore tarantino sarà presente al termine della proiezione delle 18,30, mentre allo spettacolo delle 21, interverrà in sala prima e dopo la visione del film. Il lungometraggio uscirà ufficialmente in tutte le sale dal 30 novembre: insieme allo stesso attore tarantino protagonista, il cast è completato da Elio Germano, Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, Gianni D’Addario, Michele Sinisi, Fulvio Pepe, Marina Limosani, Eva Cela, e con Anna Ferruzzo e la partecipazione di Paolo Pierobon. Il film, il cui soggetto e sceneggiatura è dello stesso Riondino insieme a Maurizio Braucci, è prodotto da Palomar, Bravo e Bim Distribuzione, con Rai Cinema, in coproduzione con Paprika Films. Contiene la canzone originale «La mia terra», scritta da Diodato.
 
Biglietti acquistabili in cassa e on line, su multicinemagalleria.it (infotel: 080.521.45.63).
Nel film, Riondino interpreta Caterino Lamanna, uomo semplice e rude, uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto. Vive in una masseria caduta in disgrazia per la troppa vicinanza al siderurgico e nella sua indolenza condivide con la sua giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli. Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina LAF, dove alcuni dipendenti, per punizione, sono obbligati a restarvi privati delle loro consuete mansioni. Questi lavoratori non hanno altra attività se non quella di passare il tempo ingannandolo giocando a carte, pregando o allenandosi come fossero in palestra. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni o al demansionamento. E che da quell’inferno per lui non c’è via di uscita.
Redazione

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