«Il grande ‘800» è il titolo del nuovo concerto con cui il Collegium Musicum prosegue la sua ventinovesima stagione concertistica: sarà un omaggio a due compositori come il francese Charles Gounod (1818-1893) e il ceco Antonín Dvořák (1841-1904), che hanno attraversato il XIX secolo con uno stile di scrittura ben riconoscibile e alcuni capolavori entrati di diritto nella storia della musica. Il concerto, con l’orchestra del Collegium Musicum diretta da Rino Marrone, si svolgerà in prima battuta domenica 9 giugno, alle 20, nel Duomo di Molfetta (in collaborazione con il Wanda Landowska Festival e il centro di produzione musicale ed etichetta discografica Digressione Music, info e prenotazioni 351.986.94.33, biglietto a 3 euro ritirabile all’Info Point di Molfetta, via Piazza 27).
L’evento tornerà poi in scena martedì 11 giugno, alle 19, a Bari, in un appuntamento che inaugurerà i concerti all’aperto di «Musica a Villa La Rocca» (via Celso Ulpiani 27, info e prenotazioni: 340.499.38.26), in collaborazione con l’Accademia Pugliese delle Scienze. In programma due capolavori: la Petite Symphonie per fiati di Gounod e la Serenata in Re minore op. 44 per fiati, violoncello e contrabbasso di Dvořák. Prima della musica, si terrà una guida all’ascolto del musicologo Pierfranco Moliterni.
La Petite Symphonie, composta da Gounod nel 1885, è una piacevole e deliziosa composizione musicale, che conferma lo stile essenzialmente melodico del soave artista parigino. In questa partitura Gounod è perfettamente a suo agio nell’elaborare contrappuntisticamente i temi e svolgerli con quell’elegante gusto della strumentazione, mirante a porre in evidenza il profumo timbrico dell’invenzione armonica. Suddivisa in quattro movimenti, l’Andante è il momento più sinceramente gounodiano e si inserisce adeguatamente tra schiarite allegre e scherzose di pungente effetto strumentale.
La Serenata op. 44 fu scritta da Dvořák in due settimane nel gennaio del 1878, e pubblicata l’anno successivo da Simrock, con una dedica al prestigioso critico berlinese Louis Ehlert. Dopo aver studiato la partitura, Brahms scrisse all’amico e celebre violinista Joseph Joachim: «Non potreste avere una miglior sensazione di spumeggiante creatività e di un talento proficuo e affascinante. Fatelo eseguire: penso che sia un vero piacere per uno strumentista a fiato suonare una partitura simile».
L’apertura della Serenata in re minore è affidata a un tempo di Marcia, che richiama lo stile delle Serenate mozartiane rivissuto da una sensibilità e da un’energia di carattere fortemente slavo. L’amore per la terra ceca e i suoi famosi concerti di musica all’aperto si manifesta anche nel movimento successivo, certamente assimilabile allo spirito di una danza popolare, la «Sousedská», che con le sue gentili e delicate movenze ricorda una sorta di «Minuetto» popolaresco. L’«Andante con moto», nella dolcezza del suo decorso melodico, mette in luce la duplice matrice espressiva dell’autore della Sinfonia «Dal nuovo mondo», quella inconscia e spontanea di tante pagine di solare eloquenza, e quella più nascostamente riflessiva ed emotivamente profondissima dei brani sacri. Esempio sommo della maestria compositiva di Dvořák è la libertà con cui costruisce l’«Allegro molto» conclusivo, un Rondò in cui reminiscenze della Marcia iniziale si alternano ad una briosa Polka che ci conduce al gioioso re maggiore della Coda.
redazione