Giunge alla terza edizione il Festival di teatro di prosa organizzato dalla compagnia “Il Carro dei Comici”, con la direzione artistica di Francesco Tammacco
Molfetta – Teatro di Ponente
Domenica 23 agosto – «Io e Pirandello», di e con Sebastiano Lo Monaco
Venerdì 4 settembre – «L’avaro» (Molière) di e con Andrea Buscemi
Il grande teatro di prosa, con nomi di prestigio della scena italiana e due titoli che affondano le radici nella grande drammaturgia italiana e in quella classica francese del diciassettesimo secolo. «Molfetta in Prosa», il festival di teatro di prosa sostenuto dal Comune di Molfetta, torna per la terza edizione nel 2020, con la direzione artistica curata da Francesco Tammacco e l’organizzazione della compagnia «Il Carro dei Comici». Il Teatro di Ponente di Molfetta (via Enrico Fermi 11) sarà l’ideale location per la messa in scena dei due titoli previsti, con inizio alle 21.00: domenica 23 agosto«Io e Pirandello» di e con Sebastiano Lo Monaco (regia di Salvo Bitonti), e venerdì 4 settembre«L’avaro» di Molière, spettacolo di e con Andrea Buscemi. Info e prevendite all’ufficio Info Point di Molfetta (Via Piazza 27), 351.986.94.33 – 333.625.91.12, costo biglietto 5 euro a spettacolo. Saranno inoltre rispettate tutte le norme di protezione previste, a causa dell’emergenza sanitaria.
“Io e Pirandello“, lo spettacolo di Sebastiano Lo Monaco, rappresenta un connubio immaginario tra il grande drammaturgo siciliano e l’attore siracusano. Il recital descrive il teatro attraverso un confronto virtuale, in un racconto intimo ma velato di ironia, che si fa trama della realtà stessa. Nella rappresentazione, Lo Monaco riporta alla luce i ricordi di una Sicilia ormai lontana, ma mai dimenticata dall’artista, accompagnando gli spettatori in una dimensione quasi onirica, mediante la rievocazione di voci, odori e sapori della sua infanzia e della sua adolescenza.
Fil rouge dunque, la storia personale (Lo Monaco è nato a Floridia, comune del siracusano) e gli aneddoti vissuti, fino al magico incontro con il teatro. Molteplici le citazioni e le interpretazioni dei testi di autori, come Sofocle ed Euripide. In età matura, poi, Lo Monaco penetra in Pirandello, assumendone in qualche modo anche le fattezze fisiche. E proprio immedesimandosi nel drammaturgo di Girgenti, l’attore si apre ad una narrazione privata, intima e profonda.
«Il titolo “Io e Pirandello” – spiega Lo Monaco – è nato ancora prima del contenuto vero e proprio, e alla fine è diventato un racconto autobiografico, attraverso gli autori che nel tempo ho visitato e interpretato. Tra i quali, naturalmente, Pirandello ha la parte principale. La mia direi che è una carriera pirandellianamente vissuta: come attore non sono stato un uomo soltanto ma, di volta in volta, sono quasi diventato il personaggio stesso. Inoltre, nel lavoro attualmente in scena, ho sei cambi di costume, proprio come in “Sei personaggi in cerca d’autore”.
Quanto a «L’Avaro», è uno spettacolo di Andrea Buscemi, con lo stesso attore toscano, insieme a Livia Castellana, Martina Benedetti, Francesco Tammacco, Pantaleo Annese, Gabriella Caputi. La pièce porta in scena uno dei capolavori del grande drammaturgo francese, tra le più celebrate e rivisitate, e anche tra le più imitate. Molière l’ha a sua volta costruita attingendo ad un numero insolitamente vasto di fonti, contaminando spunti teatrali diversi da commedie e racconti d’ogni epoca. Ricreando, in modo tuttavia originale, il suo irresistibile capolavoro. L’Avaro è del 1668 ed è in prosa. Il successo, graduale, continuo, arrivò a poco a poco nei secoli successivi. Molière, grande uomo di teatro prima ancora che letterato, vi ha messo dentro tutti gli ingredienti, gli intrecci, le scene farsesche, che rendono esilarante una pièce comica.
I motivi esilaranti del teatro classico in fondo sono sempre gli stessi: il difetto maniacale del protagonista (in questo caso l’avarizia), la servitù birbantesca ed intrigante, gli amori contrastati dei giovani, la rivalità in amore tra i protagonisti (qui il padre ed il figlio), i malintesi, l’agnizione finale che risolve come un deus ex machina l’intrigo generale. Il protagonista dell’Avaro di Buscemi però, è un personaggio che si distacca dagli altri, visti sin qui finora. La sua è una rilettura che nel substrato del significato, paragona Arpagone ad un contemporaneo finanziere capitalista, teso ad accumulare ricchezze per trasformare ogni cosa in profitto: anche gli amici, persino i figli. Una vera passione devastatrice che soffoca ogni sentimento e annulla la coscienza. Avaro e usuraio, così come Molière aveva voluto, Arpagone è un grande personaggio: ed interpretandolo, Buscemi sfida i suoi predecessori in scena, tratteggiandone la figura in chiaroscuro per ribadirne tanto la comicità quanto la tragicità.
redazione