“Se fossimo tardati nell’arrivo, anche di poco, ci sarebbe stata una tragedia. Il natante, di soli 12 metri, aveva a bordo 105 persone, imbarcava già acqua, aveva il motore in avaria e le condizioni meteo marine erano in peggioramento”.
E’ quanto afferma Domenico Pugliese, comandante a bordo della Life Support, la nave di Emergency che la notte del 6 marzo ha soccorso i migranti in acque internazionali di fronte alla Libia. Le operazioni di salvataggio sono durate 3 ore a causa della complessità della situazione, spiega Emergency.
La nave approderà domani alle ore 8.30 al porto di Brindisi per lo sbarco delle 105 persone a bordo. Tra loro ci sono 59 uomini, 16 donne – di cui una al settimo mese di gravidanza – 24 minori non accompagnati e 6 minori accompagnati. Il più piccolo a bordo ha 2 anni. Al momento le persone soccorse sono “in buone condizioni, ma numerose sono le persone che portano sul proprio corpo segni del periodo trascorso in Libia”.
“Eravamo su un’imbarcazione molto piccola. Il motore non funzionava più e stavamo imbarcando acqua. Era notte, eravamo tutti bagnati e intorno a noi solo buio. Ho pensato che non ce l’avremmo fatta”, spiega un migrante della Costa d’Avorio che è stato soccorso. “Ho pregato – aggiunge – per tutte le persone che erano con me e ho pensato tutto il tempo alla mia famiglia e a Marianne, la donna che amo, che è rimasta nel nostro paese”.
“Tra le persone soccorse ci sono molti casi di disidratazione e di ustione dovuti alla miscela di acqua marina e carburante. I superstiti sono partiti dalle coste libiche già debilitati e hanno affrontato un viaggio di 12/14 ore senza bere – sottolinea Roberto Maccaroni, responsabile sanitario della missione -.
Abbiamo visto segni fisici che testimoniano episodi di tortura.
Il nostro ruolo di sanitari non è solo prenderci cura della patologia attualmente presente, ma anche rilevare e comunicare la presenza di traumi pregressi riferibili alle violenze subìte”. (ANSA).
Redazione