– Nell’inchiesta della Dda sul clan Pistillo di Andria – che ha portato oggi all’esecuzione di 20 misure cautelari in carcere – è emerso il ruolo decisivo di tre donne, di cui due (di 37 e 40 anni) mogli dei capiclan Michele e Francesco Pistillo, in carcere dal 2000. Le due, di fatto, gestivano l’associazione consentendo ai due capi di continuare a controllarla dal carcere, ed erano in grado non solo di dare ai sodali le direttive dei boss, ma anche di gestire le risorse finanziarie del clan, organizzando autonomamente le ‘spartenze’ delle piazze di spaccio e del denaro. La terza donna arrestata, di 39 anni, non era moglie di un capo ma era pienamente coinvolta nel traffico degli stupefacenti.
“Va abbandonata l’idea romantica del ruolo di freno che le donne avrebbero rispetto all’attività degli uomini – ha detto il procuratore aggiunto Francesco Giannella, coordinatore della Dda di Bari -. Anzi, da tempo assistiamo a una crescita dell’importanza del loro ruolo nelle organizzazioni malavitose del territorio. Oggi, in molti casi, le donne sono quantomeno luogotenenti di mariti o compagni detenuti, e gestiscono per conto loro il traffico degli stupefacenti”. “In passato – ha aggiunto Giannella – ci sono state storiche collaboratrici di giustizia che hanno rotto gli schemi dei clan e aiutato in maniera decisiva le indagini. Adesso, però, non è più scontato che sia così”. (ANSA).
Redazione