È andato in scena venerdì e sabato scorsi al Petruzzelli di Bari lo spettacolo teatrale “L’importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde per la stagione barese del Teatro Pubblico Pugliese. La compagnia dell’Elfo, da sempre impegnata nel recupero dei classici anglo-americani, ha proposto la “commedia perfetta” di Oscar Wilde in ambientazione anni ’60, impregnata quindi di arte pop.
A curare regia, scene e costumi Ferdinando Bruni e Francesco Frongia che, sin dall’apertura del sipario, chiariscono al pubblico il loro intento: sullo sfondo il famosissimo quadro di Richard Hamilton, considerato la prima opera di pop art della storia con un ritratto di Wilde sulla destra. Tutto, dai coloratissimi costumi ai magnifici mobili di modernariato sul palco, rimanda alla cultura pop, sottolineata anche dalla selezione musicale che strizza anche un occhio alla cultura queer – come fanno del resto gli attori sul palco – scelta che dà nuova vita alla commedia wildiana. Una commedia all’apparenza leggera, fatta di arguzia e giochi di parole, che in realtà svela l’ipocrisia della società borghese del tardo vittorianesimo, tesa a salvaguardare l’apparire, a mostrare buoni sentimenti, a privilegiare eleganza e buone maniere essendo invece completamente tesa all’accumulo di ricchezze, una società che ha trovato la sua massima espressione letteraria nel romanzo in tre volumi di matrice dickensiana, di cui Wilde si fa beffa proponendo un nuovo modo di fare letteratura che mischi l’arte e la vita, come farà un secolo dopo Andy Warhol, icona indiscussa della pop art.
Bravissimi gli attori in scena: Elena Ghiaurov, Elena Russo Arman, Giuseppe Lanino, Riccardo Buffonini, Matteo De Mojana, Cinzia Spanò, Camilla Violante Scheller, Nicola Stravalaci. Luci di Nando Frigerio. Suono di Giuseppe Marzoli.
Il prossimo appuntamento della stagione barese del Teatro Pubblico Pugliese sarà “Schiapparelli life” in scena dal 14 al 17 marzo al teatro Kismet di Bari.
Maria Cristina Consiglio