Domenica 22 luglio a Molfetta nell’anfiteatro di ponente, si è esibito uno tra i grandi chitarristi che abbiamo attualmente sulla scena musicale, Pat Metheny col suo tour 2018 «An evening with Pat Metheny», e il suo quartetto attuale, Antonio Sancez-batteria, Linda May Han Oh-basso e contrabbasso e Gwikyn Simcock-piano e tastiere.
Il grande Pat Metheny, che dai lontani anni ’70 del secolo scorso ad oggi continua a deliziare i suoi fan, ormai tantissimi, con le sue sonorità uniche tra il jazz, la musica acustica e la world music, e che tanto ha contribuito a rendere il jazz fruibile anche a chi ha sempre ascoltato tutt’altro generemusicale.
Pat diventa molto presto insegnante all’Università di Miami ed alla Boston’s Berklee College of Music. Dal primo album del 1975 (Bright Size Life con Jaco Pastorius), ad oggi Pat Metheny ha avuto un crescendo di consensi sia da parte sia della critica che del pubblico, La sua produzione musicale è enorme e segue più filoni paralleli: il Pat Metheny Group, lavori solisti, duetti ed altre collaborazioni. Metheny ha vinto 3 dischi d’oro e 20 Grammy Award.
Insieme al tastierista Lyle Mays, Metheny ha fondato il Pat Metheny Group nel 1976, (Metheny si occupa delle melodie, Mays delle complesse armonie ), raggiungendo il grande pubblico. Il gruppo ha sviluppato negli anni uno stile decisamente riconoscibile, fatto di dense orchestrazioni e world music, soprattutto tendente alla musica sudamericana.
Nel corso degli anni Pat Metheny è stato anche tra i primi chitarristi a capire le potenzialità del Synth per chitarra (Roland Gr 808) esplorando nuovi orizzonti nei suoni per chitarra. Nel 1981 si unisce al gruppo il bassista Steve Rodby, e con il batterista Paul Wertico e il vocalist polistrumentista argentino Pedro Aznar, il Pat Metheny Group raggiunge la più alta espressione Musicale.
Nel gruppo si sono affiancati negli anni successivi altri artisti, la cui collaborazione è rimasta limitata a pochi dischi, ma che hanno lasciato ognuno il proprio segno.
Vanta collaborazioni illustri: Ornette Coleman, Jim Hall, Brad Meldhau, Steve Reich, Michael Brecker, Herbie Hancock, Jack DeJohnette, Noa, John Patitucci, Charlie Haden, John Scofield, Christian McBride, Chris Potter, Joni Mitchell, Milton Nascimento, Toninho Horta, Kronos quartet e tanti altri; penso che più di lui solo il grande Miles Davis vanti più collaborazioni con innumerevoli musicisti nel tempo, anche se Pat è ancora in gara. La sua discografia è sterminata e costellata da capolavori assoluti come il doppio album dal vivo “Travells”, (1983 ECM), eccezionale esempio del Metheny Sound, oppure album storici come “New Chautauqua”, (1979 ECM), “As Falls Wichita, So Falls Wichita Falls”, (1980 ECM), “Offramp” (1982 ECM), ma sarebbe da citarli tutti perché sono tutti di livello altissimo.
“Suono la musica che mi piacerebbe ascoltare”, ha dichiarato Pat, contaminandola, quindi, di numerose influenze classiche ed esotiche.
Metheny ha influenzato numerosi musicisti più giovani; ne è la prova il grande numero di sue composizioni riprese da altri artisti ed il numero di giovani musicisti che di volta in volta collaborano con il Pat Metheny Group
Sicuramente Wes Montgomery è stato uno dei punti di riferimento per Pat Metheny, da giovane e assisteva sempre ai suoi concerti, insieme al grande Jim Hall e il Maestro Ennio Morricone.
Il concerto si è diviso in brani suonati in quartetto, solo e in duo alternandosi con ognuno dei bravissimi tre musicisti. Brani vecchi e nuovi di un’intensità e di una magia indescrivibile, ai quali il pubblico applaudiva corposamente ogni qual volte iniziavano, riconoscendoli praticamente tutti.
Dei successi importanti se non ricordo male, non ha eseguito solo “Are you going with me”, e “Last train from home”, per il reso abbiamo ascoltato parecchi brani del suo primo periodo, quello dell’ECM di Manfred Eicher, produttore di ampie vedute, che ha creduto subito nelle potenzialità del giovene chitarrista venuto dal Missouri, facendolo incidere nel 1975 per la sua prestigiosa etichetta.
Spettacolo godibilissimo, quindi, e che ha avuto una piacevolissima appendice, infatti il bis gridato dai fans è diventato un piccolissimo concerto a se di 3-4 brani; peccato che era vietato fare foto e video, e soprattutto dopo la fine del concerto Pat non si è concesso ai tanti che per più di mezz’ora lo hanno atteso invano per una foto ricordo o in autografo.
Penso, comunque, che chiunque sia rimasto soddisfatto dello spettacolo professionalmente di altissimo livello musicale e professionalità, che trall’altro ha confermato la grandezza e la tanta fantasia del bravissimo Pat Metheny.
Antonio Pisani