PRIMA NAZIONALE DELLO SPETTACOLO “GLI IMBIANCHINI NON HANNO RICORDI” DI DARIO FO E FRANCA RAME

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PRIMA NAZIONALE DELLO SPETTACOLO “GLI IMBIANCHINI NON HANNO RICORDI” DI DARIO FO E FRANCA RAME. IN SCENA IL GRUPPO ABELIANO DIRETTO DA VITO SIGNORILE.
PER IL PENULTIMO APPUNTAMENTO DELLA RASSEGNA “LUNA BARESE”, IL PROGETTO DEL TEATRO ABELIANO INSERITO NEL CARTELLONE DEL COMUNE DI BARI “LE DUE BARI 2024”, SABATO 31 ALLE 20 AL TEATRO ABELIANO DI BARI È DI SCENA LO SPATTACOLO IN PRIMA NAZIONALE “GLI IMBIANCHINI NON HANNO RICORDI!” DI DARIO FO E FRANCA RAME.
 
Per il penultimo appuntamento della rassegna “Luna barese”, cartellone inserito all’interno dell’iniziativa “Le due Bari 2024” promossa dall’Assessorato alle culture del comune di Bari, il Gruppo Abeliano diretto da Vito Signorilesabato 31 alle 20 al Teatro Abeliano, mette in scena in prima nazionale lo spettacolo “Gli imbianchini non hanno ricordi” di Dario Fo e Franca Rame.
Diretto da Vito Signorile, anche nel ruolo di capo imbianchino, lo spettacolo vede in scena Nicola Conversano (imbianchino), Antonella Liso (vedova), Enzo sarcina (manichino), Agata Paradiso (Anna), Tommaso Citarella (signore), Daniela Ladisi (Sonia), Lucia Petroni (Daina), Matilde Mileto (Maka). Le musiche originali sono di Davide Ceddìa, le coreografie di Sabrina Speranza, il disegno luci di Danilo Milillo.
Si tratta di un brillante atto unico del 1984 definito dagli stesi autori “farsa per clown” ma, naturalmente, il testo e le situazioni in esso contenute sono un implicito invito per i metteur en scene a sguinzagliare fantasie e divertissement che, come sempre, finiscono per stimolare gli attori e coinvolgere il pubblico il quale, nonostante surrealismi e paradossi, si riconoscono, si specchiano e si divertono come bambini con i loro giocattoli.
“È il periodo degli atti unici e dei primi “affondi” nel sociale e nell’assurdità di alcune leggi italiane (il divorzio, le case chiuse, la condizione femminile, la censura, gli autotarismi di ogni genere che caratterizzarono gli Anni ‘50 e ‘60) che stentavano a morire e, dunque, offrivano spunti di autentica satira – commenta Vito Signorile-. Nel metter in scena questi testi, ci siamo sorpresi del fatto che non ci sia molto da attualizzare, perché molte situazioni sono di un’attualità disarmante. Siamo stati anche tentati di offrire, con discrezione, come in sogno, il nostro piccolo omaggio al mondo circense che continua ad affascinarci e a condurci con mano ai tempi della nostra infanzia, quando credevamo di essere poveri eppure eravamo felici”.
“Gli imbianchini non hanno ricordi” è un’opera ambientata in una casa chiusa degli Anni ‘50, nel periodo successivo alla Legge Merlin che ne stabiliva la chiusura. Protagonisti sono due perdigiorno, che spacciandosi per imbianchini, si imbattono in diverse peripezie all’interno della casa chiusa in cui stanno lavorando.
“Mi piace accettarlo come una sfida, questo non celato invito/suggerimento del Maestro e sognare un fantastico squarcio di circo in cui far muovere i miei compagni, novelli clown fantasiosi e senza ricordi – conclude Signorile-. Due simpatici squattrinati, spacciandosi per imbianchini, si ritrovano coinvolti nei traffici, poco chiari, della “padrona di casa” dove avvengono cose misteriose assolutamente inimmaginabili. I due imbianchini, sedicenti tuttofare, tra mille peripezie, equivoci e colpi di scena, riusciranno a risolvere ogni cosa per vivere felici e contenti.
redazione

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