Non ha l’età, Roberto Herlitzka, gigante del teatro italiano. Non ce l’ha più da un pezzo per calarsi nei panni del giovane Principe di Danimarca. «Ero già fuori quota trent’anni fa, quando decisi di interpretarlo comunque, ma a modo mio», racconta oggi. E, così, il più noto dei personaggi scespiriani, alla maniera di Herlitzka è diventato «Ex-Amleto», come recita il titolo del monologo in programma venerdì 1 febbraio (ore 21) al Teatro van Westerhout di Mola di Bari per la Stagione della Compagnia Diaghilev. «La considero la mia esperienza maggiormente avanguardistica», spiega l’attore torinese, 82 anni il prossimo ottobre e una carriera di primo piano anche nel cinema, dove è stato l’Aldo Moro di «Buongiorno notte» per Marco Bellocchio e cardinale gourmet nella «Grande bellezza» di Paolo Sorrentino.
Nella sua lunga carriera nessuno gli ha mai chiesto di interpretare il principe che si muove tra gli abissi del proprio intelletto. E, allora, Herlitzka ha deciso di fare tutto da solo. Ha scelto di interpretare esclusivamente le battute di Amleto. Mentre i suoi interlocutori, fisicamente invisibili, si materializzano nella voce e nel corpo dell’allievo di Orazio Costa, che ha scomposto e ricomposto l’opera di Shakespeare, persino con momenti di leggerezza, senza mai tradire l’originale.
C’è lo zampino di Walter Pagliaro nella nascita dello spettacolo. Perché fu in occasione di un invito ad inaugurare un ciclo di liberi «Incontri con Amleto», al Teatro della Villa di Roma, allora diretto dal regista barese, che Herlitzka colse l’occasione «per poter dire d’aver detto in scena almeno una volta le battute di Amleto, e tutte di fila». Ma le sole battute del principe tormentato non potevano bastare ad evocare gli altri personaggi, che iniziarono a prendere vita attraverso dialoghi con interlocutori invisibili: Amleto padre, la regina, Re Claudio, e così via. Tutti personaggi che, come dice Ruggero Cappuccio, produttore dello spettacolo con la sua compagnia Teatro Segreto, «giocano un sabba infinito nell’interpretazione di un unico spirito, perché le anime di Amleto sono infinite, almeno quante sono le anime del capolavoro di Shakespeare».
Ora Herlitzka presenta nella stagione della Compagnia Diaghilev quella che in tanti hanno definito una straordinaria prova d’attore dalla particolare forza seduttiva. «Un’esplorazione della solitudine», la chiama a sua volta Cappuccio, parlando di questo spettacolo totalmente disadorno, in quanto privo di scenografie e costumi. Al servizio di Herlitzka ci sono, infatti, solo una sedia, una spada, la cornice di uno specchio e un teschio. Il teschio del buffone Yorick nel celebre soliloquio che, a differenza di quanto accade tradizionalmente in scena, Herlitzka-Amleto non prende mai in mano.
Info 333.1260425.
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