Il gruppo regionale di Fratelli d’Italia (primo firmatario Renato Perrini) chiede al presidente Michele Emiliano e all’assessore alla Sanità, Pierluigi Lopalco, di estendere la fascia d’età di accesso allo screening mammografico, attualmente compresa tra i 50 e i 69 anni, dai 45 ai 79, come avviene dal 1° gennaio 2017 in Toscana e anche in Emilia Romagna e nel Lazio.
SANITA’, FDI: CHIEDIAMO CHE LO SCREENING MAMMOGRAFICO PER LE DONNE PUGLIESI VENGA ANTICIPATO A 45 ANNI DI ETA’
“Il tumore della mammella è la neoplasia più frequente nelle donne, con l’incidenza di un tumore maligno ogni tre (30%). Nel 2018 il carcinoma mammario ha rappresentato la prima causa di morte per tumore nelle donne, con 13.076 decessi (fonte ISTAT). Negli ultimi decenni si è registrato un costante aumento di frequenza di diagnosi, accompagnata da una riduzione della mortalità, grazie alla sempre più ampia diffusione della diagnosi precoce, che ha permesso di aumentare il numero di tumori identificati ai primi stadi di sviluppo della malattia, quando il trattamento ha maggiori probabilità di essere efficace e meno invasivo. La prevenzione viene assicurata attraverso lo screening per la diagnosi precoce del tumore mammario, che in Puglia, in conformità con gli standard nazionali, è rivolto alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni, e viene svolto con una mammografia ogni 2 anni.
“La diagnosi precoce riduce la percentuale di mortalità per tumore al seno dal 20 al 30 per cento per le donne di età inferiore a 50 anni, dal 10 al 15 per cento per le donne di età superiore a 50 anni, per questo l’esempio della Toscana e di altre Regioni particolarmente attente alle politiche sanitarie, che per aumentare la prevenzione e limitare l’insorgenza del tumore mammario hanno puntato su uno screening ancora più capillare, esteso a donne dalla fascia d’età compresa tra i 45 e i 74 anni, va seguito anche in Puglia. Per questo abbiamo presentato un’interrogazione al presidente Michele Emiliano e all’assessore alla Sanità, Pierluigi Lopalco.
“Tra l’altro, investire in prevenzione comporta un risparmio in assistenza e terapie, in caso di insorgenza di una malattia particolarmente invasiva e pericolosa come il tumore, e limiterebbe anche il ricorso alla mobilità passiva, che rappresenta una delle voci che maggiormente incidono ogni anno sul Bilancio dell’Ente in materia di sanità.”
18 marzo 2021
redazione