Il solito decreto, senza convocazione delle parti sociali, è alla base dello sciopero indetto da FLC Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals per il 30 maggio. Il D.L. 36 del 30 aprile 2022, negli articoli 44, 45, 46, 47, introduce una misura d’urgenza per materie che urgenti non sono, quali la formazione del personale, il nuovo sistema di reclutamento e la valorizzazione.
I sindacati denunciano un sistema di tagli per coprire gli obiettivi prefissati. In particolare, è prevista una riduzione di organico circa 11mila posti e il taglio di 125 euro all’anno dei 500 euro della carta docente, il tutto per finanziare una sorta di “concorso a premi” che consisterà in 3 anni di formazione della durata di 15 ore annue per docenti di infanzia e primaria e 30 ore annue per docenti di scuola secondaria di I e II grado, con esami alla fine di ogni anno, per ottenere un aumento stipendiale. Ma tale aumento non sarà per tutti i docenti seppur formati, ma solo il 40% dei docenti otterrà un premio “una tantum”, che non comporterà un aumento stabile della retribuzione.
Inoltre, ai precari è destinata l’ennesima riforma del sistema di abilitazione che prevede costi a carico dei vincitori di selezioni e di assunzione, con concorsi a ostacoli ripetuti e immotivati, oltre a test psicoattitudinali preventivi.
Infine, gli ATA sono totalmente dimenticati: nessun fondo aggiuntivo, eliminazione dei contratti COVID, € 0 per le carriere di amministrativi e tecnici, concorso DSGA fermo e retribuzioni al livello di sussistenza.
In tutto questo, le retribuzioni comparate coi pari livello del resto della P.A. sono più basse, oltre a essere ferme da 4 anni. Nessun recupero per le anzianità perse (2013) e la reintroduzione del gradone 3/8. La copertura finanziaria attuale permetterebbe incrementi di € 50 netti, già abbondantemente erosi dall’inflazione.
Antonio Carbonara