Tornano in Puglia nel circuito TPP domani, mercoledì 6 dicembre, solo per due date, Lucia Poli, Milena Vukotic e Marilù Prati che interpretano le Sorelle Materassi, di Ugo Chiti, dal romanzo di Aldo Palazzeschi con la regia di Geppy Gleijeses. Domani, 6 dicembre, saranno a Gioia del Colle, Teatro Rossini, per la Stagione di prosa del Comune di Gioia del Colle. Giovedì 7, sempre alle 21.00, al Teatro Sala Margherita di Putignano, nell’ambito della Stagione del Comune di Putignano.
Sorelle Materassi è il capolavoro di Aldo Palazzeschi, interpretato da tre splendide attrici: Lucia Poli, Milena Vukotic e Marilù Prati. Dirette da Geppy Gleijeses in un adattamento di Ugo Chiti, narra la vicenda di quattro donne che vivono una vita tranquilla e isolata. Tre di esse sono sorelle: Teresa e Carolina sono nubili, Giselda è stata da loro accolta essendo stata respinta dal marito. Delusa dalla vita, si lascia tormentare da un rabbioso risentimento. Tutto cambia quando in casa giunge Remo, giovane figlio di una quarta sorella morta. Bello, pieno di vita, attira le attenzioni e le cure delle donne i cui sentimenti parevano addormentati in un susseguirsi di scadenze sempre uguali.
NOTE DI REGIA Affrontare Palazzeschi e “Sorelle Materassi” esigeva anzitutto un’esatta collocazione di uno straordinario romanzo in un genere teatrale: cosa può diventare o meglio cosa può rappresentare “in nuce” “Sorelle Materassi”? Una commedia, una tragedia, un grottesco, un vaudeville, una farsa? L’esercizio non è ozioso, perché l’inserimento (apparentemente pedestre) in un genere, ti indica una strada. Ebbene Palazzeschi ti fornisce una quantità disegnali fuorvianti, attraverso la sua personalità e il romanzo in oggetto. Futurista nel 1910, pacifista nel ’14, toccato dall’esperienza dell’avanguardia nel ’20 (il “ritorno all’ordine”), lo ritroviamo nella ripresa sperimentale delle avanguardie degli anni ’60 (oggetto di culto del gruppo ’63 e di Alberto Arbasino – suo splendido esegeta – in particolare). Poeta, prosatore, drammaturgo, romanziere, giornalista, ancora poeta. Cos’è Palazzeschi, cos’è quindi “Sorelle Materassi “? Palazzeschi è un autore che vive e scrive in una inconfondibile e quasi cinica giocondità, con un suo nichilismo generoso, ma c’è qualcosa in lui di meravigliosamente oscuro, enigmatico e inafferrabile. Mi viene in mente un titolo di Ruccello: “piccole tragedie minimali”. Non abbiamo cercato in lui lo spessore della tragedia, né fino in fondo atmosfere cechoviane (anche se punti di contatto ve ne sarebbero), ma solo un gioco estenuato che si scioglie in una “impossibilità del dramma”. L’autore non lo cerca e il romanzo non ne ha la “struttura”, non ne sopporterebbe il peso. Teresa e Carolina in un finale apparentemente fosco – tipo “Corvi” di Becque – in mezzo a cambiali, ipoteche, alla rovina della fine di ogni speranza, non si incamminano sul sentiero de “I Malavoglia” ma chiudono la storia rovistando tra le foto dell’atletico nipote in costume semiadamitico e accettando la proposta di Niobe di lavorare per la ricca piccola borghesia di Coverciano piuttosto che per la nobiltà fiorentina. Un gioco, delizioso e sottilmente crudele. In un trionfo di motori rombanti alla Boccioni-Balla, di giovani “fassisti”, massaie prolifiche, edilizia monumentale e altre amenità dominanti (Oddio, il “piombo” puniva davvero), ci ritroviamo tra beghine sole, un po’ disperate e fisicamente aride come “catini di zinco”, avarizie sordide di vecchi bottegai, esistenze inutili che sfioriscono e appassiscono nei retrobottega senza monumenti e senza vetrine, in simbiosi con macchiaioli come Signorini e Lega e i loro cortiletti campestri e le toilette mattutine alla “Maison Tellier”, o come gli intonaci scrostati di Ottone Rosai. Ma non si scherza! Quando Palazzeschi dedica un capitolo alle nozze provinciali e grandiose di Remo e Peggy è grande come solo Tomasi di Lampedusa nel ricevimento del “Gattopardo”. Ugo Chiti da questo dedalo di segnali spesso non univoci, ma splendidamente fuorvianti, è uscito scrivendo, a mio avviso, una delle più belle “novità italiane” degli ultimi anni, con spirito e delicatezza. Lucia Poli, attrice immensa e mia prediletta compagna d’arte, gioca con toni duri e abbandoni a cui né lei né noi possiamo resistere, Milena Vukotic distilla deliqui, smancerie e piccole ribellioni con il raro dono della grazia, Marilù Prati porta da par suo una ventata rivoluzionaria da povera pasionaria violata covercianese e tutti gli attori perfetti, lo scenografo, le costumiste e il maestro delle luci di questa “commedia” (sì, definiamola così) mi hanno più o meno consciamente indicato la strada che spero avrebbe gradito quel burlone di Palazzeschi, la piccola tragicommedia minimale. Perché lui era fatto così: ad Arbasino che lo intervistava sui sublimi e banalissimi ricordi della sua infanzia apparsi sul “Corriere della Sera”, rispondeva: “A Ugo Ojetti quegli articoli piacevano molto… ne domandava anche due o tre al mese, mentre io più di uno non riuscivo a farne mai… E mi piacevano così poco…”. Geppy Gleijeses
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