Stagione 2020 del Collegium Musicum con il concerto “Canciones e Gitanería”

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Prosegue la stagione 2020 del Collegium Musicum con il concerto “Canciones e Gitanería“. Con il mezzosoprano Andrea Trueba e la direzione di Rino Marrone.



Martedì 13 ottobre (Bari, Nuovo Teatro Abeliano) – Ore 20,30


Martedì 13 ottobrealle 20,30, prosegue la stagione 2020 del Collegium Musicumdiretto da Rino Marrone: con solista la mezzosoprano e voce recitante Andrea Trueba, andrà in scena «Canciones e Gitanería», un prezioso impaginato che omaggia due tra le maggiori figure del primo ‘900 artistico spagnolo, il poeta e drammaturgo Federico García Lorca (1898-1936) e il compositore Manuel de Falla (1876-1946). Del primo saranno eseguite quattro «Canciones Españolas Antiguas» («Anda jaleo», «Sevillanas del siglo XIII», «Los mozos de Monléon», «En el café de Chinitas», raccolte e armonizzate per voce e pianoforte), mentre del secondo si ascolterà «El Amor Brujo», gitanería in un atto e due quadri, nella prima versione per orchestra da camera del 1915. Saranno sempre in vendita gli abbonamenti per la stagione 2020 del Collegium Musicum, che proseguirà sino a dicembre al Nuovo Teatro Abeliano di Bari (costo abbonamento singolo 30 euro, abbonamento sostenitore 200 euro). Infotel: 080.542.76.78 – 080.522.79.86, collegiummusicumbari.it)



Federico García Lorca fu musicista, prima di essere poeta. Fuente Vaqueros, la sua città natale, fu un luogo ricco di stimoli e di suggestioni. Attraverso i vicini e la servitù, la gente del popolo, visse il contatto più autentico con la musica della sua terra, come ebbe modo di ricordare in molteplici occasioni. Il rapporto con la musica continuò poi durante l’adolescenza, attraverso gli studi pianistici. Ed è grazie all’amicizia con Manuel de Falla che maturano alcuni progetti musicali di grande importanza. Al centro dell’interesse dei due artisti c’era in particolare una forma di canto popolare andaluso, «El cante jondo», che secondo de Falla era in qualche modo erede degli antichi canti di sinagoga e al tempo stesso precursore del flamenco, e in ogni caso espressione profonda della cultura popolare andalusa. Risale al 1921 la scrittura del «Poema el cante jondo», pubblicato solo dieci anni dopo, ma l’interesse per i temi della musica popolare spagnola e gitana fu alla base anche di altre opere di García Lorca, come le «Canciones populares españolas» e il «Romancero gitano». Nella sua produzione musicale spiccano inoltre le canzoni e i temi che accompagnano in gran quantità le sue opere teatrali.

Quanto a «El amor brujo», è un’altra opera capitale in cui Manuel de Falla afferma l’importanza del valore nazionale nella creazione musicale. Il balletto, nato per la danzatrice di flamenco Pastora Imperio su libretto di Gregorio Martinez Sierra (ispirato a un’antica leggenda popolare spagnola), andò in scena a Madrid nell’aprile del 1915 in una prima versione per mezzosoprano e orchestra da camera e fu presto strumentato per grande orchestra, con una prima esecuzione compiuta dalla Filarmonica di Madrid nel marzo del 1916. «Qui l’ardente e colorito paesaggio musicale andaluso – scrive Massimo Mila – è illustrato negli aspetti inquietanti, quasi stregoneschi, della superstizione gitana. Carmelo ama la gitana Candelas, ma il loro rapporto è turbato dalle improvvise apparizioni dello spettro di un giovane, che prima di morire in duello era stato fidanzato con Candelas. Nonostante la messa in atto di incantesimi per esorcizzare lo spettro – la «Danza rituale del fuoco», diventa subito popolare – Candelas non riesce a liberarsi dall’incantesimo e non osa amare altra persona; sarà la giovane Lucia, su preghiera di Carmelo, ad allontanare il fantasma, mentre i due innamorati, baciandosi, porranno fine al sortilegio».

Redazione

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