Lunedì 19 giugno e martedì 20 prosegue a Bari la ventottesima stagione musicale del Collegium Musicum, diretto dal maestro Rino Marrone, con solista al fagotto Michele Dilallo: il tema che riguarderà entrambi gli appuntamenti si intitola «Circus», concetto cardine attorno al quale ruotano diversi brani ispirati alla vita e alle magiche atmosfere del circo. Lunedì 19 si terrà una prima speciale anticipazione: si svolgerà alle 19, nel Cortile «Diomede Fresa» (nello spazio antistante alla Scuola materna Diomede Fresa, in Piazzetta Sant’Anselmo), all’interno della città vecchia, in collaborazione con l’associazione «I Custodi della Bellezza» e il Municipio I. È l’ennesimo appuntamento che il Collegium Musicum dedica alla città di Bari, per diffondere la bellezza e la cultura musicale in determinati quartieri, e stavolta in particolare nel cuore pulsante della città vecchia. Un altro esempio illuminante, dopo la straordinaria esperienza vissuta lo scorso 6 giugno nell’Istituto Penale per Minorenni «Nicola Fornelli», grazie alla sensibilità del direttore dell’istituto, Nicola Petruzzelli: i professori d’orchestra del Collegium (in particolare gli strumentisti a fiato) hanno dialogato con i giovani detenuti, suonando diversi brani e avviando con loro un dialogo per parlare dei meccanismi e della «magia» di ciascuno strumento musicale.
Martedì 20 giugno, alle 19, il concerto si svolgerà poi negli spazi all’aperto di Villa La Rocca, sede dell’Accademia delle Scienze (via Celso Ulpiani 27). L’impaginato di entrambe le esibizioni copre un periodo che va dalla fine dell’800, giungendo fino ai giorni nostri: si parte con musiche del compositore ceco Julius Fučík («Marcia dei gladiatori» op. 68) e dello statunitense Michael Daugherty («Dead Elvis», per fagotto ed ensemble); per poi proseguire con la «Circus Suite» di Fiorenzo Carpi, e due prime esecuzioni assolute, di brani scritti su commissione del Collegium Musicum: «Un giorno al circo» di Marco Grasso e la «Clowns Rondò-Suite», lavoro di Nicola Scardicchio composto a partire dalle musiche scritte da Nino Rota per il documentario di Federico Fellini «I clowns» (1970).
Infine, la suite di Scardicchio sui temi di Rota. «Ho cercato di ricordare il mondo musicale che rese il binomio Fellini-Rota quella grande invenzione dell’arte della fine del Novecento – spiega il compositore barese -, che ha una fisionomia di indiscutibile valore poetico, estetico ed etico».
redazione