Svolta nella vicenda del tragico incidente di Riad in cui perse la vita il coreografo e ballerino biscegliese Antonio Caggianelli

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Svolta nella vicenda del tragico incidente di Riad in cui perse la vita il coreografo e ballerino biscegliese Antonio Caggianelli

Rigettata per la seconda volta la richiesta di archiviazione del caso giudiziario in Italia. Riyad deve una risposta.

Le circostanze nelle quali si verificava il tragico incidente in cui perse la vita Antonio Caggianelli il 16 ottobre del 2021 erano apparse, sin dall’inizio, poco chiare. Adesso, però, tali dubbi e perplessità pervadono anche le autorità Italiane. L’inchiesta italiana adesso vive il suo snodo cruciale: Riyad deve una risposta.

L’affermato coreografo e ballerino biscegliese di 33 anni si trovava in tournée in Arabia Saudita con una compagnia di dieci ballerini per l’inaugurazione di un nuovo teatro. Oltre al giovane pugliese, in quell’incidente morirono altri due colleghi Giampiero Giarri di Ardea (Roma) e Nicolas Esposto dell’Agrigentino. L’incidente mortale nel loro giorno libero, mentre stavano facendo una escursione nel deserto con guide del luogo. A bordo di due auto i ballerini avevano raggiunto il deserto e al ritorno, per cause ancora da chiarire, i mezzi precipitarono in una scarpata. Altri componenti del gruppo furono coinvolti nello schianto e rimasero feriti. Tra le vittime anche una persona del luogo.

A seguito di denuncia sporta dai familiari di Antonio Caggianelli, era stato aperto un fascicolo di indagini contro ignoti presso la Procura della Repubblica di Roma. Il PM aveva, però, richiesto l’archiviazione dell’inchiesta, ritenendo che non vi fosse giurisdizione italiana sul caso. I legali della famiglia Caggianelli avevano presentato opposizione, evidenziando una serie di anomalie, su una vicenda che, a tutt’oggi, resta poco chiara. Così, con provvedimento del 25/5/24 il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma accoglieva la richiesta della difesa, ordinando al PM nuove indagini, assumendo tutte le informazioni utili dagli altri italiani presenti ai fatti, e soprattutto di acquisire copia di tutti gli atti della vicenda processuale araba, direttamente dalla Magistratura di Riyad.

A fronte, però, del mancato riscontro delle autorità saudite alla formale richiesta della magistratura italiana, il PM formulava nuova richiesta di archiviazione, ancora una volta opposta dagli avvocati Tommaso Cimadomo e Leonardo Chiapperini.

Qui la svolta inattesa.

 Il Gip capitolino, con ordinanza del 29/10/24, rigettava per la seconda volta la richiesta di chiusura inchiesta, ordinando specificatamente all’Organo Inquirente di acquisire «…per qualunque via informazioni e copia di atti del procedimento presso l’A.G. del luogo», ritenute indispensabili per le valutazioni del caso.

«Un messaggio importante e coraggioso da parte della Giustizia italiana. La complessità dei rapporti diplomatici con il Paese estero coinvolto non può e non deve intralciare il diritto alla verità dei familiari delle vittime coinvolte» hanno dichiarato i legali.

L’inchiesta italiana, dunque, rimane aperta, in attesa che l’autorità saudita, si auspica anche grazie all’intervento diplomatico del nostro Paese, faccia chiarezza su una tragica vicenda che ha spezzato la vita di tre giovani professionisti del mondo dello spettacolo.

 

redazione

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