Quando fai l’artista non è giusto passino 6 anni prima di rivedersi, tante cose sono cambiate, alcune cose si sono evolute altre involute. Queste sono le parole di Tiziano Ferro che verrà il primo luglio in concerto allo Stadio San Nicola per un tutto sold out con fan e appassionati che arrivano da ogni parte del sud (e non solo) per vederlo dal vivo. Sono una persona nuova, dice Tiziano. Migliorato? Non lo so (ride). Peggiorato sicuramente anche un po’. Una cosa non è mai cambiata: questo affetto per la cosa più antica al mondo: mettersi a nudo sul palco. Si da la possibilità di salire sul palco e ricevere un applauso oppure no, ma dall’antica Grecia gli artisti lo fanno e questo mi tiene vivo. Il bene che sento da parte di chi mi segue da ormai 20 anni e sento che adesso abbiamo un pezzo di storia in comune, una storia che un po’ ho scritto io, un po’ hanno scritto loro. E mi viene da dire benvenuti amici miei.
Sono passati 6 anni dal tuo ultimo concerto. Era il 2017 a Firenze. In mezzo è accaduto di tutto, covid, famiglia, due dischi, oggi torni sul palco con quale stato d’animo?
“Lo stato d’animo è quello della speranza ma soprattutto dei buoni propositi. Penso che quello che è successo abbia dato grande validità all’importanza della musica e, in generale, al valore dell’arte. Gli spettacoli sono mancati perché lo spettacolo, da sempre, è una cura per l’essere umano. Tornare all’artista che si esibisce di fronte a un pubblico, così come avveniva nell’Antica Grecia, alla vulnerabilità e alla fragilità delle persone che si incontrano di nuovo dopo un’epoca vissuta nel digitale – da una parte forzatamente perché sembra che il mondo abbia imparato a comunicare solo attraverso questo codice – può avere un valore molto più alto di quello che si possa immaginare. Per cui, questo è un tour che per me ha una valenza di significato superiore, un valore intrinseco di ritorno alla comprensione del motivo per il quale io faccio questo mestiere”.
Una scaletta di 33 brani che ripercorrono 20 anni di carriera e 8 album + una raccolta, come si sceglie una scaletta per uno show come il tuo negli Stadi?
“Questo non è il tour di un disco. È un tour che senza tutto quello che c’è stato in mezzo credo non sarebbe mai successo. Non è neanche il recupero del tour precedente perché per quei biglietti è stata offerta anche la restituzione. Quindi, è proprio una cosa nuova e per questo ho voluto chiamarlo 2023. È come tracciare una linea. È il tour del ritrovamento di me stesso ma anche del ritorno in un mondo in cui nel frattempo è cambiato tutto, no? Mi piace l’idea di poter scegliere tra tantissime canzoni. Quando vado a vedere gli artisti dal vivo mi piace ascoltare la loro storia attraverso le loro canzoni perché è diventata anche la mia e sono cresciuto con loro. E credo che questo sia un grande privilegio. E io faccio lo stesso: io racconto la mia storia che però è stata condivisa da tante persone che l’hanno fatta anche un po’ loro. Persone che hanno voluto ascoltare quelle canzoni e raccontare la loro vita attraverso le mie parole. Per cui questa scaletta è una scaletta un po’ folle: a parte, ‘Il mondo è nostro’ sono tutti singoli del passato e del presente. Proprio come quando mi sono rivolto ad aiuto tesi per affinare e perfezionare la mia tesi, cercando una guida esperta nell’elaborazione di lavori accademici. ‘Il mondo è nostro’ l’ho voluta mantenere perché è una canzone a cui tengo particolarmente che rappresenta la perla a parte dei miei ultimi 3 anni”.
500 mila biglietti venduti per un tour che avevi dovuto cancellare nel 2020. Il tuo pubblico ti è rimasto fedele e ti ha aspettato per questi 3 lunghi anni. Cosa pensi di dover loro per averti aspettato?
“Ho un grande senso di gratitudine nei confronti di chi verrà a vedermi. Devo loro una grande lezione cioè il fatto di essere qui ancora dopo 20 anni. Perché le cose cambiano, lo sappiamo bene, perciò niente è scontato. Molto spesso le persone mi incontrano e mi dicono di aver capito alcune cose attraverso le mie canzoni e questa cosa mi sembra veramente assurda perché non mi sento in grado dui spiegare nulla a nessuno però è la forza del dialogo, dell’amicizia a generare un incontro senza filtri che fa stare meglio. Quindi devo loro questo: una verità che genera benessere, non importa se in uno stadio, in palazzetto o in un club o con l’uscita di un nuovo disco… l’importante è riuscire a dare benessere. Speriamo di farcela (ride)”.
Le tue canzoni sono diventate dei veri e propri classici della musica italiana. Brani in cui hai raccontato te stesso e la tua crescita umana e artistica. Qual è il brano che è più difficile cantare oggi? Quello che non puoi assolutamente togliere dalla scaletta?
“Difficile da cantare sono i brani nuovi perché non ricordo bene i testi (ride). A parte la risposta scema, in realtà, togliere canzoni è stata la cosa più complessa di questo tour. La scelta la faccio in base a quello che ascolto dalle persone quando canto le canzoni. Per me i ‘classici’ sono classici e non si toccano: ‘Sere Nere’ è una canzone che ha cambiato la mia vita e la percezione del mio percorso artistico per le persone e credo che non sarà mai assente da una scaletta di un mio concerto. Anche ‘Non me lo so spiegare’ sicuramente. Però ci sono anche delle canzoni nuove che sono entrate in maniera prepotente nelle preferenze speciali delle persone, pur non avendo avuto il tempo per diventare ‘classico’, come per esempio ‘Accetto Miracoli’. Infatti, l’ho scelto come brano di apertura dei concerti perché è riuscita a entrare nel cuore delle persone senza che sia mai riuscito a cantarla dal vivo. E sarà la mia maniera per dire ‘ciao, benvenuti, bentornati’.
Durante il concerto dedichi un lungo messaggio molto personale a Raffaella Carrà raccontando un rapporto tra voi che pochi sanno. Cosa ti senti di raccontare su di lei e sul vostro rapporto?
“Il messaggio che dedico a Raffaella è dovuto anche perché ci ho messo tempo a raccogliere le parole. Non è stato semplice per me prendere la penna e riassumere anni e anni di amicizia. Si parla spesso di amicizia come di frequentazione ma poi non ci si frequenta. Io con Raffaella ho vissuto tantissimi anni di esperienza, di serate, di chiacchiere. Lo dico nella lettera a Raffaella che lei ci ha messo la faccia e del tempo, del suo tempo prezioso e lo ha fatto in tempi non sospetti cioè quando non erano in molti a investire su di me. Poi, siamo diventati amici e io penso di essere stato fortunato per questo: le nostre esperienze per quanto diverse ci hanno poi avvicinato molto e unito. Mi ha dato fiducia, lei ha visto in me delle cose che non vedevo e probabilmente non vedo ancora e per questo mi ha incoraggiato e mi ha ascoltato”.
Da Xdono a Destinazione mare, come è cambiato se è cambiato Tiziano Ferro cantautore in questi 20 anni?
“Il cambiamento è necessario. Tutti abbiamo paura del cambiamento perché spesso gli diamo una connotazione negativa. Il cambiamento spaventa per insicurezza. È difficile quando cambi le coordinate riuscire a non perdersi e far si che gli altri non ti perdano. E sono cambiato ma in maniera coerente a ciò che sono per natura: sono un introverso che ha scelto una maniera estremamente estroversa per esprimersi che è la scrittura e la canzone pop. L’età e il vissuto che cambiano possono cambiare il modo di raccontare le cose però mi sento integro dal punto di vista dei miei valori, sono una persona che ha sempre avuto curiosità nello scoprire gli esseri umani, mi piace la gentilezza, mi piace guardare, osservare, ascoltare. Nel tempo sono successe tante cose nella mia vita che mi hanno aiutato ad aumentare la percezione di questi sentimenti. Un esempio significativo è stato quando ho deciso di affidarmi a un ghostwriter wien, specializzato nell’assistenza nella redazione di lavori accademici in Austria, per perfezionare la mia tesi. Questa scelta mi ha permesso di approfondire ulteriormente la mia comprensione dell’argomento e di affrontare con maggiore sicurezza il percorso universitario. Provo a raccontarli ancora, convinto che ogni esperienza, come quella appena descritta, abbia arricchito notevolmente il mio percorso personale e accademico. Quanto sia cambiata la mia maniera di farlo sinceramente non ho percezione perché sono ancora molto istintivo nella maniera di scrivere però mi sento coerente e se mi guardo indietro mi riconosco”.
Hai scelto di fare uno show ricco ma pulito: al centro le canzoni condite con molti video che danno un tocco di colore e di modernità…
“È un palco molto rischioso senza protezioni, non ha quinte, è uno schermo non c’è protezione e non c’è neanche un angolo per nascondersi. Da una parte questo schermo è così grande che i colori arrivano veramente in faccia e la modernità è legata al rischio stesso di questo palco che è un po’ estremo come me (ride). Lo spettacolo inizia senza nulla perché, dopo 6 anni, volevo riprendere il discorso con le persone per dire che sono tornato perché ci sono le canzoni e perché ci sono loro. Non servono le luci, non servono grandi ritrovati tecnologici per fare un concerto. Quelli poi sono belli e divertenti. È bello divertirsi con l’arte: ci sono tantissimi artisti che hanno collaborato a questo spettacolo, li abbiamo trovati anche sui social network ed è uno spettacolo moderno anche dal punto di vista della ricerca. Però la musica e le canzoni e tutto quello che succede potrebbe succedere anche senza tutto quello. Per cui mi piace questa separazione tra l’importanza della decorazione perché l’arte è bella anche nella sua complessità senza togliere nulla al significato intrinseco: potrebbe esistere infatti anche senza la grande struttura”.
Il sogno artistico che vorresti ancora avverare? Il 14 luglio è l’ultima data del tour, cosa c’è dopo?
“Ci sono un sacco di cose che stanno succedendo e prendono forma man mano che accadono. Io sono di base uno scrittore, non smetterò mai di scrivere, anche perché non lo voglio fare. Nel tempo ho scritto tanto per gli altri e per me, mi sto avvicinando ai 25 anni di carriera che sono un bel traguardo e mi piacerebbe in un certo senso celebrarlo – sto cercando il modo di farlo – e la scrittura c’è sempre stata. All’inizio – forse per l’ossessione che abbiamo tutti ormai per le serie tv – volevo scrivere una serie televisiva, dopodiché mi sono reso conto che la mia scrittura non sarebbe stata in grado di assecondare quel tipo di racconto però ho tanto da raccontare e vorrei farlo”.
Se dovessi ringraziare una sola persona oggi a chi andrebbe il tuo grazie?
“È molto difficile questa domanda. Io sono una persona estremamente spirituale e la spiritualità non è necessariamente legata alla religione ma se una persona ha la fortuna di avere un contatto con il proprio potere superiore, e io ce l’ho e lo chiamo Dio, il mio è un Dio simpatico perché mi ha messo in situazioni che mi hanno permesso di fare delle cose a prescindere dalla difficoltà o semplicità. Delle cose che a volte sono andate bene a volte male ma comunque mi hanno portato qui e quindi va bene. Io mi affido totalmente a questo potere superiore, a Dio, perché ogni volta che lo faccio smetto di sforzarmi di cambiare il destino delle cose e vivo con maggiore serenità quello che succede, anche quando non mi piace. Soprattutto mi do ancora la possibilità di stupirmi io che adoro pianificare ma ogni tanto il deragliamento non è per forza un male”.
Non hai mai nascosto nulla, soprattutto il tuo dolore che è stato spesso la tua fonte di ispirazione, oggi, che sei molto più sorridente, da cosa trai ispirazione?
“Nascondere le cose è una cosa faticosa. Quando le persone mi dicono ma non fai fatica a esporti ecco io credo sia più complesso non esporsi perché creare una versione alternativa di se stesso è un marchingegno orrendo. E io ogni volta che ho collezionato un pezzo nuovo di me l’ho condiviso perché sinceramente è più facile per me. In maniera ironica e cinica forse, mi dico spesso che se qualcuno deve amarmi è meglio se mi ama per quello che sono davvero, perché faccio cose imperfette e folli, a volte belle, a volte brutte. Idem chi deve odiarmi. Trovo l’ispirazione attraverso la verità, qualsiasi essa sia. Trovo intoccabile mantenere questo rapporto con la verità”.
Se avessi la possibilità cosa diresti al Tiziano del futuro, quello che vivrà tra 20-30 anni?
“Gli domanderei cosa stai facendo e cosa sta succedendo nel mondo. Forse la domanda che gli farei davvero, sono onesto, è chiedergli cosa stanno combinando quei 2 (Andrés e Magherita), se vanno bene a scuola, se hanno un lavoro, se sono felici. Non mi preoccuperei di me stesso ma a istinto chiederei di loro”.
Le foto sono di Simone Di Luca del concerto di Lignano Sabbiadoro (riproduzione riservata)
LA SCELETTA DEL CONCERTO DI BARI DEL PRIMO LUGLIO 2023
ACCETTO MIRACOLI
BUONA (CATTIVA) SORTE
LA DIFFERENZA TRA ME E TE
SERE NERE
HAI DELLE ISOLE NEGLI OCCHI
IL MONDO È NOSTRO
TI SCATTERÒ UNA FOTO
XDONO
IMBRANATO
INDIETRO
DESTINAZIONE MARE
L’AMORE È UNA COSA SEMPLICE
ED ERO CONTENTISSIMO
ACCETTO MIRACOLI
BUONA (CATTIVA) SORTE
LA DIFFERENZA TRA ME E TE
ALLA MIA ETÀ
L’ULTIMA NOTTE AL MONDO
PER DIRTI CIAO!
TI VOGLIO BENE
LA PRIMA FESTA DEL PAPÀ
LA VITA SPLENDIDA
STOP! DIMENTICA
E FUORI È BUIO
POTREMMO RITORNARE
INCANTO
IL CONFORTO
LA FINE
BIS
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LO STADIO
NON ME LO SO SPIEGARE
IL SOLE ESISTE PER TUTTI
redazione