«Uno, nessuno e centomila» ironico e grottesco Pirandello: Domenica 9 marzo per l’Agìmus al Teatro Van Westerhout di Mola di Bari

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Ironico, grottesco, capace di mettere in crisi la società borghese del primo Novecento. Questo è stato, ed è tutt’ora, «Uno nessuno e centomila», ultimo romanzo di Pirandello, lavoro denso di enigmi e, secondo lo stesso autore, «sintesi completa di tutto ciò che ho fatto e la sorgente di quello che farò». È la proposta dell’Agìmus di Mola di Bari per la sua prima digressione nel teatro di prosa, che avviene domenica 9 marzo (ore 19.15) con la rappresentazione al Teatro van Westerhout dell’allestimento prodotto dal Teatro Ghione di Roma con l’adattamento e la regia di Nicasio Anzelmo dentro un impianto scenografico in movimento nel quale agiscono i cinque interpreti, Primo Reggiani, Francesca Valtorta, Jane Alexander, Fabrizio Bordignon ed Enrico Ottaviano.

«Uno, nessuno e centomila» è la storia di Vitangelo Moscarda, arrivato a una convinzione sconvolgente: l’uomo non possiede un’identità ma è condannato a vivere le infinite personalità che gli altri gli attribuiscono. Una riflessione che avviene, come dice Giancarlo Mazzacurati introducendo l’edizione del romanzo da lui curata per Einaudi, attraverso una macchina narrativa capace di sbriciolare ogni possibile trama, in tanti sbalzi e andirivieni, soste riflessive, digressioni saggistiche improvvise e soliloqui.

L’opera è un fiume tumultuoso e straripante, lungo il quale si sviluppa la lucida follia del protagonista, dentro un percorso di distruzione dell’io che è insieme una destrutturazione del romanzo demiurgico e un provocatorio sfilacciamento della logica tradizionale del racconto. D’altronde, lo stesso Pirandello definì il romanzo, in una lettera autobiografica, il «più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita». E, in effetti, il protagonista, Vitangelo Moscarda, è forse uno dei personaggi più complessi della produzione del grande drammaturgo siciliano, premio Nobel per la letteratura nel 1934: prima impacciato e prigioniero delle opinioni altrui, poi sempre più consapevole e determinato a cercare l’autenticità spirituale dell’esistenza, fino all’affrancamento finale da tutte «le rabbie del mondo».

Un giorno, accorgendosi casualmente che il suo naso pende verso destra, incomincia a percorrere un viaggio e scopre, ogni giorno che passa, di non essere, per gli altri, quello che lui crede di essere. Incontrando e confrontandosi con una miriade di personaggi, Vitangelo cercherà di distruggere le molte immagini che gli altri vedono di lui, fino a diventare aria, vento, puro spirito.

Un lavoro rivoluzionario, soprattutto per i tempi in cui fu scritto, che tocca temi estremamente attuali, come il rapporto con la natura, con una spiritualità negata dalla società e dalla convenienza, la ricerca spasmodica di sè stessi. Un testo che sorprende per la sua modernità.

Info 368.568412 e 393.9935266.

redazione

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